Quando sono nato al posto del fiocco azzurro sul portone in legno della ferramenta di mio papà Elvezio appesero un cacciavite nuovo di zecca con il quale incisero l'iniziale del mio nome. Lo stesso fecero i vicini. A Paudo, finalmente, era venuto alla luce un bambino e la gioia era incontenibile. Io, l'Olimpio. Un vispo marmocchio di 5,5 chilogrammi per 60 centimetri di lunghezza. Dimensioni ben superiori alla media. A tal punto che, in paese, si era sparsa la voce che dovevo per forza avere qualche potere soprannaturale.
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